Con l’avvio della Fase 2, è possibile, con responsabilità tornare a muoversi in montagna, anche se non in una condizione di completa normalità. I rifugi alpini sono ancora chiusi, i bivacchi restano aperti per emergenza, ma come sottolinea il CAI, “gli spazi, essendo esigui e non sanificati, non garantiscono all’avventore i requisiti, anche minimi, di sicurezza esponendoli al rischio di contagio”. Inoltre in alcune aree d’Italia i sentieri sono ancora interdetti. Con l’emergenza coronavirus di fatto ancora in corso, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) ha ritenuto opportuno stilare un elenco di poche semplice regole, che vanno ad aggiungersi alle disposizioni di legge.
Appello alla prudenza del Soccorso Alpino e Speleologico
- Informarsi attentamente sulle disposizioni in vigore nel territorio dove si intraprende l’attività.
- Pianificare gli spostamenti anche a piedi e in bicicletta, sentieri ed escursioni spesso superano i confini regionali.
- Occhio alla forma fisica! Dopo quasi tre mesi di astensione da ogni attività, la montagna va affrontata per gradi.
- Muoversi nel rispetto delle misure di legge mantenendo le distanze di sicurezza e utilizzando i DPI, (dispositivi di protezione individuale, mascherina e guanti, n.d.r.) ma non avventurandosi da soli in montagna.
- Comunicare ai familiari l’itinerario e portare sempre al seguito un cellulare per eventuali richieste di soccorso.
- Evitare attività a rischio sono al momento vietate le attività ad alta intensità e potenziale rischio, che vanno oltre le escursioni e lo sport finalizzato al benessere.